a
Trento
1580.
Di là venimmo a dormire a Trento, cinque leghe. È una città
un poco più grande di Aagen, non molto amena, e che ha del
tutto perduto la grazia delle città tedesche: le vie per lo
più strette e tortuose. Circa due leghe prima d'arrivarci
eravamo entrati in territorio di lingua italiana; la città
stessa è divisa per metà fra le due lingue, e c'è un
quartiere e una chiesa che vengono chiamati dei Tedeschi,
con un predicatore nella loro lingua. Essa è posta sul fiume
Adige.
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Visitammo il
duomo edificio dall'aspetto assai antico, al pari di una
torre quadrata che si erge assai vicino ad esso. Vedemmo la
chiesa nuova intitolata alla Madonna, dove si teneva il
nostro concilio; contiene un organo - dono d'un privato - di
eccezionale bellezza, sostenuto da un edificio di marmo
lavorato e scolpito di numerose statue e in particolare di
fanciulli cantori.
Michel de
Montaigne,
Viaggi In Italia
1707.
Il primo del mese, essendo la strada alquanto agiata,
facemmo primariamente 4 leghe; e desinammo a Salorno, piccol
villaggio a sinistra del fiume Adige; e poscia tre altrte
fino a
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Trento, o sia a Trient,
dove ci restammo per quella sera. Questa città è posta in sito
piano, a sinistra del medesimo fiume, che bagna le dilei mura, a gr.
33,49 min di longitudine, e 45,20 di Latitudine. Alcuni non sò con
qual fondamento, vogliono che prenda nome dal tridente di Nettuno:
altri da tre torrenti Sersina, Salento e Persio, dicendo essere
stata fabbricata da Toscani, o pur da Franzesi. Ella non è
abbastanza popolata quando il dovrebbe essere più delle altre
vicine, a cagion che, essendo posta a confini d'Italia e di
Germania, soglion farvi domicilio ipeggiori di amendue le nazioni:
con tutto ciò il suo circuito è grande, spaziose le strade, le
botteghe ricche, e i palagi ben fabbricati, non ostanti le offese dè
Goti e dè Longobardi.
Giovanni Francesco
Gemelli Careci,
Viaggi per Europa.
1979.
Quando poi si arriva a piazza del Duomo la
meraviglia cresce e qui c'è subito a sinistra le case Cazuffi, una
con una splendida facciata a chiaroscuro del Fogolino, e l'altra a
colori sempre del Fogolino, una pittoresca fontana al centro, il
fianco sinistro del Duomo romanico, la quinta grandiosa del palazzo
Pretorio e del castelletto, con tante e belle trifore e bifore
romaniche, l'alta torre. Per quanto per questi ultimi monumenti i
restauri siano stati certo eccessivi - tutto l'esterno del tiburio
della cattedrale è falso - però l'insieme è d'un'imponenza indubbia,
e il resto della piazza, con i suoi portici medioevali, si svolge
con una varietà e un'armonia prelibata.
Cesare Brandi,
Terre d'Italia
1968.
Il modo di vita era diverso da quello di tutte le altre università
italiane. La comunità studentesca si era dilatata sull'intera città
trasformandola in una specie di campus americano! Cioè un vero e
proprio "campo di concentramento" per studenti e professori. Come
ogni ghetto, da una parte segrega e dall'altra rinsalda i legami di
solidarietà. Ma gli aspetti positivi finivano per prevalere su
quelli negativi. La vita si svolgeva in un universo concentrazionale
molto ristretto: l'università ad un passo dal Duomo a sua volta ad
un passo dal bar. Due passi per arrivare alla questura e quattro ci
dividevano dalle fabbriche. Aldo
Ricci,
I
giovani non sono piante.
1957.
Quella graziosa, gaia, linda città che è
Trento congiunge nel suo aspetto lo spirito montanaro, un avanzo
d'ordine austriaco ed il pittoresco del Veneto. Non è ricca,
eppure
le strade sono ben asfaltate,
hanno
la pulizia cristallina delle Alpi.
Contemplo con piacere le antiche case, con facciate dipinte di
figure allegoriche e di scenette mitologiche; un leggero esotismo,
non più di un soffio di colore, un velo di umanesimo che il vento di
mare sembra spingere tra le montagne, depositandolo sopra l'ordine
austriaco, sulla modestia alpina. Il mercato di frutta di Trento non
ha l'opulenza di quello di Bolzano, che sembra un'esposizione
perpetua di campioni, ma una modesta grazia, con le vecchiette in
abito nero che vendono le noci, i mirtilli e i funghi dei boschi.
Nei giorni di sole il castello del Buon Consiglio riacquista una
letizia rinascimentale, benché chiuda fra le sue mura la tomba di
Battisti e degli altri martiri. Ma bisogna vedere al buio, al lume
dei fanali, il palazzo Tabarelli, che fu secondo la leggenda, eretto
dal diavolo in una notte:sembra il palazzo di un boia lunatico.
Guido
Piovene, Viaggio
in Italia
1904.
Trento non assomiglia per
nulla alle città del nord Tirolo: tutta un'altra fisionomia, una
razza nuova, costumi differenti. Le vie, ben tracciate, offrono ogni
momento al visitatore le più gradevoli sorprese: torri antiche,
facciate con caditoie e feritoie, palazzi di marmo dallo stile
severo ed essenziale, che potrebbero rivaleggiare con quelli di
Genova, di Firenze o di Roma; chiese aggraziate, come san Lorenzo e
sant'Apollinare, magnifiche come la cattedrale o legate
indissolubilmente alla memoria del Concilio, come santa Maria
Maggiore. Trento è veramente la città delle meraviglie. E ogni cosa
è esaltata dal più delizioso paesaggio che sia possibile immaginare.
Tutt'attorno, ma in distanza, montagne superbe - a tratti interrotte
a lasciare in vista qualche ghiacciaio in secondo piano - si
allargano verso sud, quasi a permettere al fiume di dileguarsi in
una vaporosa lontananza. Esse formano una barriera di smisurata
altezza, ma di altrettanta bellezza, che sembra isolare la città del
Concilio dal resto del mondo.
Abbè Marchand,
A travers le Tyrol
1707.
Oltre le tre
chiese di cui abbiamo appena detto, che sono l'ornamento della città
di Trento, vi è ancora un gran numero d'altri superbi edifici, che
decorano e arricchiscono questa città; ma quello che ne mette
maggiormente in luce lo splendore è il palazzo vescovile; esso si
trova ai margini della città, magnificamente costruito e fortificato
alla stregua di una cittadella. Questo palazzo, la cui architettura
è fra le più apprezzabili che si possano trovare, deve a Bernardo
Clesio, che - come abbiamo già detto - è stato vescovo di Trento, la
parte più grande e considerevole della sua magnificenza; egli l'ha
dotato, infatti, di belle colonne di marmo, che vi abbondano, e
delle eccellenti e sontuose pitture che vi si ammirano. Questo
edificio è completato da un meraviglioso giardino, percorso da un
gran numero di sentieri, dove è possibile passeggiare amabilmente
all'ombra, riparandosi dagli ardori del sole. Ma ciò che desta
maggiore ammirazione è l'eco che si sente in uno dei saloni: essa
ripete in modo cos1 distinto, chiaro e articolato le parole
pronunciate che non v'è chi non ne sia del tutto sorpreso.
Alexandre de
Rogissard, Henry Havard,
Les delices de l'ltalie,
contenant une description exacte du pais, des prindpales villes, de
toutes les antiquitez a de toutes les raretez qui s'y trouvant
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