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«Impressioni di Viaggio» -Trento - Calendario 2015right

a Trento

 

1580. Di là venimmo a dormire a Trento, cinque leghe. È una città un poco più grande di Aagen, non molto amena, e che ha del tutto perduto la grazia delle città tedesche: le vie per lo più strette e tortuose. Circa due leghe prima d'arrivarci eravamo entrati in territorio di lingua italiana; la città stessa è divisa per metà fra le due lingue, e c'è un quartiere e una chiesa che vengono chiamati dei Tedeschi, con un predicatore nella loro lingua. Essa è posta sul fiume Adige.

 

Visitammo il duomo edificio dall'aspetto assai antico, al pari di una torre quadrata che si erge assai vicino ad esso. Vedemmo la chiesa nuova intitolata alla Madonna, dove si teneva il nostro concilio; contiene un organo - dono d'un privato - di eccezionale bellezza, sostenuto da un edificio di marmo lavorato e scolpito di numerose statue e in particolare di fanciulli cantori. Michel de Montaigne, Viaggi In Italia

1707. Il primo del mese, essendo la strada alquanto agiata, facemmo primariamente 4 leghe; e desinammo a Salorno, piccol villaggio a sinistra del fiume Adige; e poscia tre altrte fino a

Trento, o sia a Trient, dove ci restammo per quella sera. Questa città è posta in sito piano, a sinistra del medesimo fiume, che bagna le dilei mura, a gr. 33,49 min di longitudine, e 45,20 di Latitudine. Alcuni non sò con qual fondamento, vogliono che prenda nome dal tridente di Nettuno: altri da tre torrenti Sersina, Salento e Persio, dicendo essere stata fabbricata da Toscani, o pur da Franzesi. Ella non è abbastanza popolata quando il dovrebbe essere più delle altre vicine, a cagion che, essendo posta a confini d'Italia e di Germania, soglion farvi domicilio ipeggiori di amendue le nazioni: con tutto ciò il suo circuito è grande, spaziose le strade, le botteghe ricche, e i palagi ben fabbricati, non ostanti le offese dè Goti e dè Longobardi. Giovanni Francesco Gemelli Careci, Viaggi per Europa.


   

1979. Quando poi si arriva a piazza del Duomo la meraviglia cresce e qui c'è subito a sinistra le case Cazuffi, una con una splendida facciata a chiaroscuro del Fogolino, e l'altra a colori sempre del Fogolino, una pittoresca fontana al centro, il fianco sinistro del Duomo romanico, la quinta grandiosa del palazzo Pretorio e del castelletto, con tante e belle trifore e bifore romaniche, l'alta torre. Per quanto per questi ultimi monumenti i restauri siano stati certo eccessivi - tutto l'esterno del tiburio della cattedrale è falso - però l'insieme è d'un'imponenza indubbia, e il resto della piazza, con i suoi portici medioevali, si svolge con una varietà e un'armonia prelibata. Cesare Brandi, Terre d'Italia

   

1968. Il modo di vita era diverso da quello di tutte le altre università italiane. La comunità studentesca si era dilatata sull'intera città trasformandola in una specie di campus americano! Cioè un vero e proprio "campo di concentramento" per studenti e professori. Come ogni ghetto, da una parte segrega e dall'altra rinsalda i legami di solidarietà. Ma gli aspetti positivi finivano per prevalere su quelli negativi. La vita si svolgeva in un universo concentrazionale molto ristretto: l'università ad un passo dal Duomo a sua volta ad un passo dal bar. Due passi per arrivare alla questura e quattro ci dividevano dalle fabbriche. Aldo Ricci, I giovani non sono piante.

1957. Quella graziosa, gaia, linda città che è Trento congiunge nel suo aspetto lo spirito montanaro, un avanzo d'ordine austriaco ed il pittoresco del Veneto. Non è ricca, eppure le strade sono ben asfaltate, hanno la pulizia cristallina delle Alpi. Contemplo con piacere le antiche case, con facciate dipinte di figure allegoriche e di scenette mitologiche; un leggero esotismo, non più di un soffio di colore, un velo di umanesimo che il vento di mare sembra spingere tra le montagne, depositandolo sopra l'ordine austriaco, sulla modestia alpina. Il mercato di frutta di Trento non ha l'opulenza di quello di Bolzano, che sembra un'esposizione perpetua di campioni, ma una modesta grazia, con le vecchiette in abito nero che vendono le noci, i mirtilli e i funghi dei boschi. Nei giorni di sole il castello del Buon Consiglio riacquista una letizia rinascimentale, benché chiuda fra le sue mura la tomba di Battisti e degli altri martiri. Ma bisogna vedere al buio, al lume dei fanali, il palazzo Tabarelli, che fu secondo la leggenda, eretto dal diavolo in una notte:sembra il palazzo di un boia lunatico. Guido Piovene, Viaggio in Italia

   

1904. Trento non assomiglia per nulla alle città del nord Tirolo: tutta un'altra fisionomia, una razza nuova, costumi differenti. Le vie, ben tracciate, offrono ogni momento al visitatore le più gradevoli sorprese: torri antiche, facciate con caditoie e feritoie, palazzi di marmo dallo stile severo ed essenziale, che potrebbero rivaleggiare con quelli di Genova, di Firenze o di Roma; chiese aggraziate, come san Lorenzo e sant'Apollinare, magnifiche come la cattedrale o legate indissolubilmente alla memoria del Concilio, come santa Maria Maggiore. Trento è veramente la città delle meraviglie. E ogni cosa è esaltata dal più delizioso paesaggio che sia possibile immaginare. Tutt'attorno, ma in distanza, montagne superbe - a tratti interrotte a lasciare in vista qualche ghiacciaio in secondo piano - si allargano verso sud, quasi a permettere al fiume di dileguarsi in una vaporosa lontananza. Esse formano una barriera di smisurata altezza, ma di altrettanta bellezza, che sembra isolare la città del Concilio dal resto del mondo. Abbè Marchand, A travers le Tyrol

   

1707. Oltre le tre chiese di cui abbiamo appena detto, che sono l'ornamento della città di Trento, vi è ancora un gran numero d'altri superbi edifici, che decorano e arricchiscono questa città; ma quello che ne mette maggiormente in luce lo splendore è il palazzo vescovile; esso si trova ai margini della città, magnificamente costruito e fortificato alla stregua di una cittadella. Questo palazzo, la cui architettura è fra le più apprezzabili che si possano trovare, deve a Bernardo Clesio, che - come abbiamo già detto - è stato vescovo di Trento, la parte più grande e considerevole della sua magnificenza; egli l'ha dotato, infatti, di belle colonne di marmo, che vi abbondano, e delle eccellenti e sontuose pitture che vi si ammirano. Questo edificio è completato da un meraviglioso giardino, percorso da un gran numero di sentieri, dove è possibile passeggiare amabilmente all'ombra, riparandosi dagli ardori del sole. Ma ciò che desta maggiore ammirazione è l'eco che si sente in uno dei saloni: essa ripete in modo cos1 distinto, chiaro e articolato le parole pronunciate che non v'è chi non ne sia del tutto sorpreso. Alexandre de Rogissard, Henry Havard, Les delices de l'ltalie, contenant une description exacte du pais, des prindpales villes, de toutes les antiquitez a de toutes les raretez qui s'y trouvant                       

   


 

 

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